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of Canon Law
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Jurisprudence of the Apostolic Signatura in contentious-administrative cases
 
 

Supreme Tribunal of the Apostolic Signatura
Decretum Congressus of 18.02.2015, Prot. N. 49414/14 CA


Petitioner D.na X et alii
Respondent Congregatio pro Clericis
Content Recursum ad disceptationem coram Iudicum Collegio non esse admittendum.
Notes Cf. L’attività della Santa Sede 2015, p. 785.
Sources 
?
Legenda
 
Canons of the Code 1983
All the canons that are found in the in iure and in the in facto part of the decisions are reported in the sources.
The canons that constitute the main object of the decision or on which the decision sets out a principle of interpretation are reported in bold.
The canons of the 1983 Code are shown in italics:
- if they do not appear in the text of the decision but if the decision deals with them;
- if they correspond to canons of the 1917 Code, of which the decision (prior to 1983) deals.

Other sources
All the sources that are found in the in iure and in the in facto part of the decisions are reported.
CIC cann. 1222 § 2; 1520
Legal Summary
1. Consensus paroecianorum ad ecclesiam in usum profanum reducendam haudquaquam requiritur (cf. can. 1222, § 2), cum ipsi, etiamsi probabiliter oeconomica contributione ad aedem sacram exstruendam vel conservandam providissent, nullum verum ius in eandem ecclesiam acquisiverint.
1. Non è richiesto il consenso dei parrocchiani per la riduzione ad uso profano della chiesa (cf. can. 1222, § 2), dal momento che essi, ancorché forse provvidero economicamente alla costruzione e alla conservazione dell’edificio sacro, non acquisirono alcun vero diritto sulla medesima chiesa.
2. Nullo modo requiritur, iuxta Signaturae Apostolicae iurisprudentiam, ut ipsum formale decretum reductionis ecclesiae ipsis paroecianis notificetur.
2. Secondo la giurisprudenza della Segnatura Apostolica non si richiede in alcun modo che lo stesso formale decreto di riduzione della chiesa sia notificato agli stessi parrocchiani.
3. De asserta peremptione actus administrativi nullo modo agi potest; nam, praescriptum can. 1520 tantummodo respicit processum iudicialem.
3. Non si può trattare assolutamente dell’asserita perenzione dell’atto amministrativo; il prescritto del can. 1520, infatti, riguarda solo il processo giudiziale.
4. Ad ecclesiae in usum profanum reductionem requiruntur a lege causae graves, non autem gravissimae.
4. Per la riduzione di una chiesa ad uso profano la legge richiede cause gravi, non gravissime.
5. Sufficere nequeunt ad normam can. 1222, § 2 rationes motivae characteris generalis, uti ex.gr. reductio numeri sacerdotum, numerus elevatus aedificiorum sacrorum, sed necessarium est in singulis casibus probare reapse haberi causas graves. Diligenter quoque distinguendum est inter processum reordinationis paroeciarum et reductionem ecclesiae in usum profanum. Quapropter v.gr. penuria sacerdotum esse potest causa ad paroeciam supprimendam, sed minime ad ecclesiam in usum profanum redigendam (cf. sententia definitiva diei 21 maii 2011, coram Caffarra, prot. n. 41719/08 CA, p. 6, n. 8).
5. A norma del can. 1222, § 2 non bastano ragioni di carattere generale, come per esempio la diminuzione dei sacerdoti o il numero elevato di edifici sacri, ma è necessario provare nei singoli casi che realmente si danno cause gravi. Si deve poi distinguere diligentemente tra il processo di riorganizzazione delle parrocchie e la riduzione della chiesa ad uso profano. Così, per esempio, la mancanza di sacerdoti può essere causa per la soppressione di una parrocchia, ma non per ridurre la chiesa ad uso profano (cf. sentenza definitiva del 21 maggio 2011, coram Caffarra, prot. n. 41719/08 CA, p. 6, n. 8).
6. Insufficientia oeconomica pro conservatione, reparatione et renovatione ecclesiae causam gravem constituit ad ecclesiam in usum profanum reducendam.
6. La insufficienza di mezzi economici per la conservazione, le riparazioni e il restauro della chiesa costituisce causa grave per ridurre la chiesa ad uso profano.
7. Iuxta communem Signaturae Apostolicae iurisprudentiam, probata inconsistentia iuris vel facti cuiusdam motivi, actus impugnati illegitimitatem non parit, si tamen unum saltem eiusdem actus motivum par sit sub specie sive iuris sive facti ut decretum sustineatur.
Cf. etiam maximae prot. n. 49414/14 CA - DD.
7. Secondo la comune giurisprudenza della Segnatura Apostolica, la provata inconferenza di diritto o di fatto di un certo motivo, non genera l’illegittimità dell’atto impugnato, se tuttavia almeno uno dei motivi del medesimo atto sia adeguato sia quanto a diritto sia quanto a fatto a sostenere il decreto.
Cf. anche le massime prot. n. 49414/14 CA - DD.

Author of the legal summary (in Latin) and of the Italian version: © G. Paolo Montini