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Jurisprudence of the Apostolic Signatura in contentious-administrative cases
 
 

Supreme Tribunal of the Apostolic Signatura
Sententia definitiva of 26.06.1976, Prot. N. 6508/75 CA


Petitioner Rev.da X et aliae
Respondent S. Congregatio pro Religiosis et Institutis Saecularibus
Diocese Lugdunen.
Object Depositionis seu nullitatis actuum Capituli Generalis
coram Palazzini
Publication P.V. Pinto, Diritto amministrativo canonico, 452-460
P.V. Pinto, La giustizia amministrativa, 327-339
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Content Constat de violatione legis sive in procedendo sive in decernendo.
Sources 
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Legenda
 
Canons of the Code 1983
All the canons that are found in the in iure and in the in facto part of the decisions are reported in the sources.
The canons that constitute the main object of the decision or on which the decision sets out a principle of interpretation are reported in bold.
The canons of the 1983 Code are shown in italics:
- if they do not appear in the text of the decision but if the decision deals with them;
- if they correspond to canons of the 1917 Code, of which the decision (prior to 1983) deals.

Other sources
All the sources that are found in the in iure and in the in facto part of the decisions are reported.
[CIC1917] 19; 101 § 1, n. 1; 171 § 2; 180 § 1
Legal Summary
1. Non admissa invaliditate decreti, disceptatio circumscribi potest circa actus, per quos dispositiones huiusmodi decreti ad exsecutionem deductae sunt, non denegata facultate
animadversiones indirecte faciendi, si quae sint, etiam contra decretum. Etsi percipi non potuit legis violatio in emanatione ipsius decreti, cum demonstrari nequeat competens Curiae Romanae Dicasterium limites suae potestatis praetergressum esse, et cum decretum dici non potuit decisionis motivis destitutum (motiva, enim, exponebantur in epistula adnexa ad Episcopum missa), non est ambigendum decretum, iam de se severum, vere iniquum factum fuisse per actus quibus ad executionem deductum est.
1. Una volta non ammesse l’invalidità di un decreto, la discussione può essere limitata agli atti con i quali si sono poste in esecuzione le disposizioni di quel decreto, senza negare la facoltà di esporre indirettamente delle osservazioni, se ve ne sono, anche contro il decreto. Anche se non si è potuto riconoscere una violazione di legge nel decreto emanato, dal momento che non si può dimostrare che il competente Dicastero della Curia Romana abbia superato i limiti della sua potestà, e dal momento che il decreto non poté essere considerato sprovvisto dei motivi (i motivi, infatti, si esponevano nella lettera annessa inviata al Vescovo), non si può dubitare che il decreto, già in se stesso severo, sia stato reso veramente ingiusto a causa degli atti con i quali fu posto in esecuzione.
2. Non videtur expressa violatio legis attingi in praetensa remotione ab officio; agitur potius de mensura administrativa accelerante Capitulum generale electionum, sicut administrativa fuerat inquisitio, ex qua mensura illa originem duxit.
2. Non si raggiunge la chiara violazione di legge nella pretesa rimozione dall’ufficio; si tratta piuttosto di un provvedimento amministrativo con cui si anticipa il Capitulo generale elettivo, come era stata amministrativa l’inchiesta che ne era all’origine.
3. Violatio legis habetur cum inhabilitas ad electionem canonicam Supremae moderatricis instituti religiosi ex duplici electione iam peracta deducitur, dum autem canonica inhabilitas oritur ex permanentia in officio per duodecim annos completos. Propterea violatio legis datur si, inhabilitate haud exstante, requiratur postulatio. Nec in casu violationem tollit reservatio a competenti Curiae Romanae Dicasterio apposita de confirmatione scilicet electionis in casu.
3. Si dà violazione di legge se si deduce l’inabilità ad essere eletta canonicamente come Suprema moderatrice di un istituto religioso da una duplice elezione già avvenuta, mentre invece l’inabilità canonica sorge dalla permanenza nell’ufficio per dodici anni completi. Ne segue pertanto violazione di legge se, senza l’esistenza dell’inabilità, si richieda la postulazione. Né nel caso elimina la violazione la riserva posta dal competente Dicastero della Curia Romana della conferma cioè dell’elezione nel caso.
4. Cum ordo electionis postulet prius electio Superiorissae generalis et, dein Consilii generalis, invalidatio prioris electionis secum trahit invaliditatem ceterarum electionum.
4. Poiché l’ordine dell’elezione richieda prima l’elezione della Superiora generale e, poi del Consiglio generale, l’invalidazione della prima elezione comporta l’invalidità delle altre.

Author of the legal summary (in Latin) and of the Italian version: © G. Paolo Montini